Ho sempre
pensato che l’estate fosse la stagione peggiore per innamorarsi. Capisco bene
che a voi possa sembrare il contrario: carni nude, stoffe svolazzanti, pelli
abbronzate, oli profumai spalmati in ogni dove, il fruscio della notte, corpi
sudati sotto il sole, lo sciabordio delle onde. Mi sto già eccitando! Ma avete
dimenticato un piccolo particolare, un particolare dal quale si possono capire
infinite cose sulle persone: i PIEDI. Non sto parlando di igiene o di cattivi
odori, sto parlando di SENSO ESTETICO. Il senso estetico di una persona è la
sua quintessenza, che, come dice la Treccani è la “Caratteristica essenziale,
natura intima e ultima”di qualcuno.
Da ragazzina
mi innamoravo poco ed ero tendenzialmente monogama. Nonostante la mia giovane
età il sentimento che provavo andava avanti per molti mesi. Erano sentimenti
ingenui, fatti di sospiri, di sguardi, di inseguimenti, di risolini, di
batticuore al solo vederlo passare, di contatti cercati, di frasi programmate a
tavolino con l’amica del cuore. Ma poi, inevitabilmente, arrivava l’estate e il
ragazzino in questione faceva quello che aveva sempre fatto, ma con ai piedi
delle ciabatte orribili, di plastica dura, oppure delle ridicole scarpe di
stoffa dai colori improbabili, con dei calzini corti altrettanto ridicoli. Non
era assolutamente possibile passare sopra al pessimo gusto. Magicamente e
immediatamente ogni traccia di sentimento di ogni tipo spariva, per lasciare
posto ad un leggero disgusto che mi faceva ogni volta dubitare di me stessa.
Un paio di
volte devo esserne rimasta davvero scioccata se, anche da adulta, ho continuato
ad aver paura dell’estate quando ero innamorata. Orribili scarpe invernali
potevano avere il loro perché ma i sandali e le ciabatte degli anni ’70 - ’80 erano
davvero scandalosi. Potevo passare sopra a piccoli buchi nel maglione, ai jeans
con la riga, all’orlo dei pantaloni alto 15 centimetri, alla schiuma della
birra impigliata nei baffi, ai calzini corti e bianchi (che orrore!!!), persino
all’unghia lunga del mignolo (sto per vomitare) ma le ciabatte azzurre o
marroni incrociate sul davanti e piene di buchini sono impossibili da
tollerare. Vorrei guardare negli occhi chi le ha disegnate e sputargli in
faccia. “Lei si rende conto del trauma che hanno subito tante ragazze
osservando i loro innamorati indossare quell’obbrobrio???? Dove aveva la testa
quando ha preso la matita in mano?”
Abitando al
mare, l’alternativa unica era il Pescura piatto Dr. Sholl. Ve lo ricordate? C’era
anche la versione da donna, con un piccolo tacco. Ho provato a calzarli di
recente e sinceramente non si capisce come potevamo andare in giro con una
zavorra così pesante ai piedi, per non parlare dei colpi tremendi che mi davo
sulle caviglie con quel tacco di legno massello!!!!!! Però il pescura da uomo
era sicuramente più “di classe” della ciabattina sfigata. Se poi uno si presentava
con le mitiche espadrilles, con la parte posteriore schiacciata dal tallone,
voleva dire che, oltre alla mancata caduta di stile, condividevamo le stesse
idee.
Ed era amore
vero ed eterno. Almeno fino all’estate successiva!
Ridicola
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